Nella chiesa di San Giovanni Battista sono evidenti elementi dell’architettura romanica a cui il progettista si è ispirato. L’articolazione ritmica sia delle strutture di sostegno che di quelle sostenute, la complessa organizzazione delle masse e degli spazi che danno un senso di robustezza accentuata dalla presenza di lesene e contrafforti, fanno della chiesa matrice di Acquaformosa uno splendido esempio del romanico dell’Italia meridionale.
In questa chiesa si incontrano, fondendosi, i tipi e le forme occidentali ed il mondo greco. La pianta si sviluppa in lunghezza con asse longitudinale, a tre livelli: navata-solea-vima. Solidi pilastri rettangolari sostengono le spinte laterali degli archi a tutto sesto che separano la navata centrale dalle due laterali.
Sul lato orientale della navata centrale vi è una parte sopraelevata, è il solea, che è il luogo della comunione dei fedeli, oltre il solea, divisa dall’iconostasi, che letteralmente significa luogo delle icone, su un piano ancora superiore si trova l’Altare (da alta ara) che significa alto luogo, dove si accede attraverso la Porta Regale.
All’interno dell’altare si erge la tavola santa che, per mistica trasposizione, raffigura il Signore stesso. La parete absidale è liscia e presenta al centro una bifora, è priva di catino. Il transetto separa il vima dal resto della chiesa. Il braccio del transetto a nord è coperto da volta a botte e da l’accesso alla cripta, mentre nel braccio a sud si innalza il campanile.
La navata sinistra con soffitto piano è divisa in tre campate e culmina con il battistero, la parete esterna è finestrata con due monofore ad arco a tutto sesto strombate all’interno. La navata destra simile alla sinistra termina con il transetto.
La facciata esterna presenta al centro l’ingresso preceduto dal protiro sopra il quale il rosone da luce alla navata centrale. Sopra il rosone loggette ed archetti la rendono elegante ed animata, culmina con la classica forma romanica detta a capanna. Le lesene dividono il corpo centrale dai due laterali.
Il campanile a torre ottagonale culmina con la cupola coperta con elementi decorativi di manufatti in argilla dipinti con smalti policromi.
I mosaici di Acquaformosa
La chiesa di San Giovanni Battista, ad Acquaformosa, è l’unica dell’eparchia che sia rivestita di mosaici realizzati da un unico artista su una superficie così estesa. Il parroco, papàs Vincenzo Matrangolo, spinto dal desiderio di arricchire la sua chiesa con immagini che predicassero la parola del Vangelo, dopo aver preso contatti per una possibile commissione con una pittrice greca decide, su suggerimento di papàs Pietro Tamburi, di contattare uno dei suoi stessi parrocchiani: Biagio Capparelli, che aveva collaborato alla realizzazione musiva della Theotôkos in trono nella cattedrale di Lungro. Biagio Capparelli che aveva terminato gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma accetta nel 1988 di assumere questo incarico e prima di mettersi all’opera si reca a studiare sul posto le maggiori realizzazioni musive presenti in Italia (Monreale, Cefalù, Ravenna).
Nel 1990, prima di iniziare i lavori, egli sottopone alla commissione eparchiale per l’arte sacra un suo progetto relativo al rivestimento della volta dell’abside. Il progetto riceve l’approvazione. Così egli inizia a comporre quei mosaici ancora oggi non del tutto completati. Il piano iconografico già realizzato presenta all’esterno, nella lunetta sovrastante la porta della chiesa, la Deisis. All’interno della chiesa, nella volta del vima è raffigurata l’Etimasia affiancata dalle figure dei Dodici Apostoli sedute dentro cornici monolobate. Sulla parete absidale, dall’alto verso il basso, si trovano: la Platytera, Cristo che distribuisce L’Eucaristia agli Apostoli sotto le due specie del pane e del vino e più in basso vari Padri della Chiesa – S. Mimasio, S. Giovanni Crisostomo, S. Basilio, S. Gregorio Teologo, S. Cirillo d’Alessandria e S. Nicola di Mira.
La parete dell’iconostasi è decorata sulla parte anteriore con motivi floreali, mentre nella parte posteriore sono stati rappresentanti l’Arcangelo Michele e l’Arcangelo Gabriele a destra e a sinistra della porta centrale al di sopra della quale è raffigurato un exapteriga. Sulla parete a destra del solea è rappresentata la Trasfigurazione di Cristo, mentre di fronte, sopra l’arcata che si apre nella parete sinistra campeggia il Mandylion, nel sottarco troviamo S. Biagio e S. Vincenzo. Sulla volta del solèa è esposto il Cristo Pantokrator affiancato dai simboli dei Quattro Evangelisti. L’arco trionfale è tutto decorato con motivi geometrici. Proseguendo verso la navata centrale in alto sulla volta sono state raffigurate sei feste del Calendario Liturgico bizantino: l’Annunciazione, il Natale di Gesù, il Battesimo di Cristo, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, la Crocifissione e la Resurrezione di Cristo. Nei sottarchi che collegano la navata centrale con la navata sinistra trovano posto vari santi. Sulla parete sovrastante l’ingresso principale campeggia Cristo in trono affiancato da Angeli. Infine, sulla parete sinistra della navata, nello spazio degli intercolunni, l’artista ha eseguito, utilizzando sapienti soluzioni formali, l’Ultima Cena, mentre sulla parete destra trova posto la Presentazione al Tempio di Gesù. Le ante delle porte dell’iconostasi sono state realizzate, ad opera dello stesso artista, in bronzo galvanizzate in oro e sulle ante della porta centrarle è stata rappresentata l’Annunciazione; il ciborio retto da quattro colonne in marmo di Carrara bianco è in rame galvanizzato in oro. Nel battistero dedicato a S. Giovanni Battista, patrono della parrocchia, vi è la rappresentazione del Battesimo delle Folle a sinistra, il Ballo di Salomè e la Decolazzione a destra, S. Giovanni Battista al centro.
L’iconostasi di questa cappella è stata realizzata in marmo e su di essa è già stato eseguito, all’interno del tondo, a sinistra della porta, l’immagine musiva del Cristo. Sulla facciata dell’arcata entro cui si apre L’iconostasi è stato rappresentato il Padre Eterno nei primi momenti della Creazione, nell’atto cioè di separare la luce dalle tenebre. Egli è affiancato da due angeli a forma di fiamme secondo una visione tratta dal testo biblico; più in alto ai lati del suo volto appaiono i primi due astri creati, mentre dalla mandorla divina entro cui Dio è raffigurato si irradiano lingue di luce che hanno il sopravvento sull’oscurità. Sul soffitto della navata è stata raffigurata la creazione del firmamento. Mettendosi con le spalle al battistero si può osservare sulla parete destra sovrastante la prima arcata la Separazione delle terre dalle acque, di seguito la Creazione della vegetazione sulla terraferma e dei pesci nelle acque; sull’arcata successiva la creazione degli animali sulla terraferma e la creazione di Adamo. A partire nuovamente dal battistero, ma sulla parete sinistra si può ammirare la creazione di Eva, il Peccato originale, la Consapevolezza del peccato e la Cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso. Sulla parete di fondo Biagio Capparelli intende raffigurare il perdono come anello di congiunzione teologica, ma anche iconografica tra la creazione dell’uomo e la sua cacciata dal paradiso.